Come diversificare il portafoglio per ridurre i rischi e massimizzare i rendimenti

Nel mondo degli investimenti esiste una relazione fondamentale che ogni investitore deve comprendere: quella tra rischio e rendimento. Questa relazione rappresenta il nucleo di tutte le decisioni finanziarie. Più alto è il rendimento che si spera di ottenere, maggiore sarà il rischio che si è disposti a correre. Allo stesso tempo, la scelta degli strumenti finanziari con il giusto equilibrio tra rischio e rendimento può fare la differenza tra un investimento di successo e uno che delude le aspettative.

Tra i vari strumenti finanziari disponibili, il mercato azionario si distingue come il principale motore dei rendimenti a lungo termine. Tuttavia, investire in azioni comporta anche l’accettazione di una certa dose di volatilità e di drawdown (ovvero perdite temporanee), aspetti che molti investitori trovano difficili da gestire emotivamente. Nonostante ciò, la storia ci insegna che il mercato azionario ha una tendenza a crescere nel lungo periodo, offrendo rendimenti superiori rispetto ad altre classi di attivi.

La propensione al rischio rappresenta la disponibilità a sopportare perdite patrimoniali dovute all’andamento negativo del mercato, al fallimento dell’emittente dello strumento finanziario in cui abbiamo investito o al fatto che non esiste un mercato liquido. Quanto più siamo propensi al rischio, tanto più siamo disposti ad accettare che l’investimento non consegua i risultati che ci attendevamo. Nel momento in cui decidi di investire, devi quindi fare queste tre azioni:

  • quantificare la percentuale del patrimonio investito che sei disposto a vedere oscillare in un determinato periodo di tempo se le condizioni di mercato non si rivelassero favorevoli;
  • valutare il rischio dell’investimento proposto cercando di evitare che la tua percezione del rischio sia falsata da variabili quali la modalità di rappresentazione dell’informazione di prodotto, giudizi affrettati o gli esiti delle scelte pregresse, etc.
  • definire il tuo grado di “tolleranza al rischio”, ossia la tua capacità emotiva di assumere rischi e affrontare situazioni di incertezza (rischio soggettivo); il livello di tolleranza al rischio di ciascun individuo dipende tipicamente da molteplici fattori, quali la personalità e le inclinazioni individuali, lo specifico stato emotivo, il genere, il livello di cultura finanziaria.

Nel lungo periodo, il mercato azionario ha mostrato una capacità impressionante di crescere, nonostante periodi di crisi e volatilità. Analizzando i dati storici, si osserva che, nonostante le fluttuazioni temporanee, i mercati azionari hanno una tendenza a lungo termine verso l’alto. Questo è dovuto a vari fattori, tra cui la crescita economica, l’innovazione tecnologica e la capacità delle aziende di generare utili. Questa crescita è comunque sempre accompagnata dalla volatilità. La volatilità è una delle caratteristiche distintive del mercato azionario. Si tratta della misura della variazione dei prezzi delle azioni in un breve periodo di tempo. In pratica, un mercato volatile può vedere oscillazioni significative dei prezzi delle azioni, sia al rialzo che al ribasso.

Il drawdown è un concetto correlato e si riferisce alla perdita di valore di un investimento rispetto al suo massimo precedente. Per gli investitori, il drawdown rappresenta una sfida emotiva, poiché vedere il valore del proprio portafoglio ridursi può indurre a prendere decisioni impulsive, come vendere in preda al panico. È importante ricordare che la volatilità e i drawdown sono fenomeni normali nei mercati finanziari e devono essere considerati come parte del processo di investimento. La capacità di un investitore di tollerare questi movimenti di mercato è necessaria per il successo a lungo termine.

Ad esempio, l’indice S&P 500, che rappresenta le 500 maggiori società quotate negli Stati Uniti, ha storicamente offerto un rendimento medio annuo di circa il 7-10% dopo l’inflazione. Questo risultato è stato ottenuto nonostante crisi economiche, guerre, e periodi di grande incertezza. Il motivo è che, nel lungo periodo, le aziende tendono a innovare, espandere e generare utili, che si riflettono nell’aumento del prezzo delle azioni.

Prendiamo come esempio l’indice MSCI World, uno degli indici azionari più diversificati a livello internazionale. Questo indice replica le azioni di oltre 1.400 società in 23 paesi sviluppati, coprendo mercati in USA, Europa, Asia e altri. Quando si parla di investimenti nel mercato azionario, una delle domande più comuni è: “È possibile perdere tutto?”. Sebbene la probabilità di una perdita totale sia estremamente bassa, non possiamo affermare che sia del tutto impossibile.

Analizziamo cosa significa investire in questo indice. Possedere quote dell’MSCI World significa detenere partecipazioni nelle più grandi aziende del mondo, distribuite su diversi settori e regioni. È vero che ciclicamente possono verificarsi crolli significativi, come quello del 2008. Un crollo del mercato può portare a perdite temporanee del 20%, 30% o anche del 40%, ma esse, storicamente, sono state recuperate nel giro di alcuni anni.

Arrivare a zero, ovvero perdere completamente il proprio capitale, significherebbe che tutte le più grandi aziende del mondo sono fallite contemporaneamente. Questo scenario, sebbene tecnicamente possibile, è estremamente improbabile. Un evento del genere implicherebbe una catastrofe globale di proporzioni enormi, come un’invasione aliena o una guerra termonucleare globale, situazioni in cui i risparmi sarebbero probabilmente l’ultimo dei nostri problemi.

È importante comprendere che quel “numeretto” che rappresenta l’indice su cui stai investendo non è semplicemente un dato astratto, ma il valore complessivo delle 1.400 aziende più grandi del mondo. Questo rende praticamente impossibile perdere tutto il tuo capitale nel lungo periodo. Investire in un indice come l’MSCI World significa puntare sulla crescita e sulla resilienza delle maggiori economie globali, un approccio che, storicamente, ha dimostrato di proteggere e far crescere il capitale nel tempo. In questo grafico analizziamo i maggiori crolli dell’S&P500 negli ultimi 35 anni. Tra questi, la crisi legata al lockdown del Covid-19 rappresenta un evento unico nel suo genere: una discesa straordinariamente repentina seguita da una ripresa altrettanto esplosiva. Tuttavia, questa rapidità di recupero non è la norma. Le crisi finanziarie, generalmente, tendono a svilupparsi e risolversi in tempi più lunghi, richiedendo maggiore pazienza e resilienza da parte degli investitori.

Proprio per questa ragione – come approfondiremo nel capitolo dedicato alle asset allocation – è raramente consigliabile adottare un’esposizione del 100% azionaria, se non nelle fasi iniziali di accumulo. Affrontare un portafoglio che si dimezza durante un mercato ribassista è una prova psicologica che pochi investitori riescono a superare senza compromettere i propri obiettivi finanziari. C’è, però, una costante che la storia ci insegna: dopo ogni crisi, per quanto severa, i mercati hanno sempre ritrovato la strada della crescita, tornando in positivo nel giro di qualche anno. Questo rende ancora più importante una strategia ben pianificata e un approccio disciplinato agli investimenti.

Pensate alla cosa più significativa che abbiate mai fatto. Scommetto che ha richiesto una certa dose di rischio, incertezza e duro lavoro. In questo, come in tutti i rischi, c’è una lezione preziosa: cercare la certezza significa condannarsi alla mediocrità. Nulla è meno sicuro del giocare d’anticipo e nulla garantisce la perdita come il tentativo di evitarla. Si pensi alla persona che rimane senza legami per non rischiare di avere una storia d’amore e che, nel frattempo, si ritrova nella solitudine. O l’aspirante imprenditore che non fa mai il salto di qualità e spreca una carriera in un lavoro che odia. O ancora l’investitore, paralizzato dalla paura della volatilità, che arriva alla pensione con risorse inadeguate a soddisfare le proprie esigenze. In effetti, l’ironia dell’avversione ossessiva alle perdite è che le nostre peggiori paure si realizzino nel tentativo di gestirle.

Come probabilmente già vi è chiaro, in finanza niente è gratis. Ma, dunque, qual è il prezzo di un buon investimento?

Perché così tante persone che sono disposte a pagare il prezzo di auto, case, vacanze e cibo, si sforzano così tanto di non pagare il prezzo di un buon rendimento sugli investimenti?

La risposta è semplice: il prezzo del successo negli investimenti non è immediatamente evidente. Non ha un’etichetta con un prezzo e perciò, quando arriva il conto, non ci sembra una commissione da pagare per ottenere in cambio qualcosa di buono, bensì ci appare come una multa per aver fatto qualcosa di male. E se è vero che di solito la gente paga di buon grado le commissioni, le multe, invece, vanno evitate a tutti i costi. La reazione naturale per chiunque veda calare la propria ricchezza, e veda quel calo come una multa, è quella di non voler prendere altre multe in futuro.

Sembra banale, ma pensare alla volatilità del mercato come una commissione anziché una multa è importante per sviluppare la mentalità giusta che ci permette di restare in gioco abbastanza a lungo perché gli investimenti volgano in nostro favore. Non a caso i rendimenti del mercato non sono mai gratuiti e mai lo saranno. Esigono che paghi un prezzo. Ovviamente, non sei costretto a pagare questo prezzo, così come non sei costretto ad andare a Disneyland; puoi andare alla fiera di paese dove l’ingresso è libero e le attrazioni costano pochi euro. Probabilmente ti divertirai lo stesso, ma di solito si ottiene ciò per cui si è pagato. È lo stesso con i mercati.

La commissione di volatilità è il costo del biglietto per ottenere rendimenti maggiori rispetto alle alternative a basso costo come la liquidità e le obbligazioni. Non c’è garanzia che sarà così. A volte piove anche a Disneyland, ma se consideri il biglietto d’ingresso come una multa, non ti godrai mai la magia.

Tutto quello che hai letto sembrerebbe supportare la tesi che quindi basta fare un portafoglio 100% azionario e realizzerai tutti i sogni della tua vita. In realtà non è così. Il mondo degli investimenti può essere suddiviso in classi di attività finanziarie, in inglese asset class; con questa espressione si identificano gruppi di strumenti finanziari dotati di caratteristiche simili e con comportamento analogo sui mercati. Alcuni asset class, possono essere: azioni, obbligazioni, titoli monetari, commodities e strumenti finanziari che replicano l’andamento del mercato immobiliare (i cosiddetti REITS).

É possibile costruire il proprio portafoglio di investimento grazie agli all’Asset Allocation, cioè la strategia attraverso la quale distribuisci il tuo capitale tra diverse classi di attività (o asset class) per raggiungere i tuoi obiettivi finanziari, tenendo conto del tuo livello di tolleranza al rischio e del tuo orizzonte temporale. È uno degli aspetti più importanti nella costruzione di un portafoglio di investimento, poiché ha un impatto diretto sul rendimento e sul rischio complessivo.

L’asset allocation consiste nella suddivisione delle risorse tra diverse asset class come azioni, obbligazioni, immobili, materie prime e liquidità. Ogni asset class ha un diverso comportamento nei mercati finanziari e reagisce in modo differente ai cambiamenti economici e geopolitici. L’obiettivo principale dell’asset allocation è trovare un equilibrio tra rischio e rendimento che sia allineato ai tuoi obiettivi di investimento e alla tua tolleranza al rischio. In pratica, significa decidere quanta parte del tuo portafoglio destinare a ciascuna asset class, ad esempio:

  • 60% in azioni,
  • 30% in obbligazioni,
  • 10% in liquidità.

L’asset allocation è importante perché la scelta delle asset class ha un impatto più significativo sui rendimenti del tuo portafoglio rispetto alla selezione dei singoli titoli. Studi mostrano che circa il 90% della variazione del rendimento di un portafoglio è determinata dall’asset allocation piuttosto che dalla scelta dei singoli investimenti. Inoltre, l’asset allocation ti consente di gestire il rischio. Diversificando tra asset class con comportamenti diversi, puoi ridurre la volatilità complessiva del tuo portafoglio. Ad esempio, mentre le azioni tendono a essere più volatili e possono subire grandi oscillazioni di valore, le obbligazioni e il cash possono stabilizzare il portafoglio durante periodi di crisi economica.

Se per esempio consideriamo la prima categoria (le azioni) e ci dotiamo di un’immaginaria lente di ingrandimento, possiamo ulteriormente suddividerla per area geografica (America, Europa, Giappone, paesi emergenti…) o per dimensione d’impresa (piccola, media o grande) o una combinazione delle due. Aumentando al massimo la potenza della nostra lente andremmo a vederne i singoli componenti, cioè le azioni delle singole società. Se per qualche motivo decidiamo di acquistare una o un ristretto numero di azioni, con una scarsa diversificazione, diventiamo un investitore iperspecializzato con tutti i rischi che ne conseguono. Più saremo specializzati, più le sorti dei nostri risparmi dipenderanno dall’andamento di uno o pochi titoli e più diventerà facile che un cambiamento inaspettato metta a rischio la nostra sopravvivenza finanziaria. Stesso discorso si può fare con le obbligazioni.

Quando si tratta di investimenti, uno dei principi fondamentali per ridurre il rischio è la diversificazione. La diversificazione consiste nel distribuire il proprio capitale tra diversi strumenti finanziari, piuttosto che concentrarsi su singole azioni o obbligazioni. Questo approccio consente di mitigare il rischio legato al fallimento di una singola azienda o all’andamento negativo di un particolare settore (Mercati Emergenti, Auto Elettriche, ESG, Intelligenza Artificiale etc…). Investire in una singola azione o obbligazione significa legare il destino del proprio investimento alla performance di una sola azienda o entità. Anche le aziende più stabili e consolidate possono affrontare difficoltà impreviste che possono influire negativamente sul valore delle loro azioni o obbligazioni. Un calo del valore di un singolo investimento può avere un impatto significativo su un portafoglio poco diversificato. Al contrario, quando si diversifica il proprio portafoglio, si distribuisce il rischio su più aziende, settori e persino regioni geografiche. Questo significa che anche se una singola azienda o settore dovesse attraversare un periodo di crisi, l’impatto sul portafoglio complessivo sarebbe attenuato grazie alla presenza di altri investimenti che potrebbero performare meglio.

È facile trovare in rete delle vere e proprie “tavole” che riportano i rendimenti delle varie asset class anno per anno. Si può notare come questi rendimenti oscillano nel tempo tra perdite e guadagni e, soprattutto, di solito non si muovono all’unisono. Osserva ad esempio la tabella qui in basso e ti renderai conto che i rendimenti delle varie asset class non seguono delle logiche razionali.

Se aumentiamo la diversificazione dei nostri investimenti, cioè compriamo, ad esempio, non solo azioni, (di tutto il mondo!) ma anche obbligazioni, non solo quelle emesse dai governi, i titoli di Stato, ma anche emesse dalle imprese societarie (in inglese corporate), piano piano iniziamo a diventare generalisti e possiamo meglio sopravvivere agli shock di mercato perché una forte perdita su una asset class non avrebbe effetti devastanti sui nostri risparmi.

Attenzione, però, che anche la diversificazione talvolta può non bastare per evitare del tutto delle perdite, se limitiamo l’osservazione nei singoli anni solari. Ad esempio il 2018 e il 2022 sono anni in cui un po’ tutto è andato male (al contrario il 2017 e il 2019 sono stati anni molto positivi per tutte le attività finanziarie).

Diversificare il proprio portafoglio è una strategia essenziale per ridurre il rischio e proteggere i propri investimenti. Scegliere panieri di strumenti finanziari, come fondi comuni, ETF e indici, offre una protezione naturale contro il rischio di fallimento di singole aziende o settori. In un mondo finanziario complesso e incerto, la diversificazione è una delle poche strategie che permette di affrontare le incertezze con maggiore tranquillità, aiutando a preservare il capitale e a raggiungere i propri obiettivi finanziari nel lungo periodo. Il grafico qui sotto illustra la relazione tra le allocazioni di portafoglio in termini di azioni e obbligazioni e i rispettivi rendimenti attesi medi annui, rendimenti massimi e rendimenti minimi. L’immagine evidenzia il classico compromesso tra rischio e rendimento nelle strategie di asset allocation. Portafogli più orientati alle azioni offrono maggiori rendimenti potenziali nel lungo termine, ma richiedono una tolleranza più alta alla volatilità. Al contrario, un portafoglio più conservativo con un’alta percentuale di obbligazioni offre maggiore stabilità, ma con rendimenti inferiori.

La performance di un portafoglio, oltre all’asset allocation, annovera altre due componenti:

  • Market Timing: l’investitore cerca di individuare i momenti più favorevoli per entrare o uscire dai mercati finanziari, basandosi su previsioni e analisi.

Stock Selection: l’investitore seleziona specifici titoli rispetto ad altri, utilizzando modelli di analisi tecnica e fondamentale per individuare le migliori opportunità.

Contrariamente a quanto molti investitori credono, il market timing e la stock selection non rappresentano le chiavi per raggiungere i propri obiettivi di investimento. Infatti, il passo più necessario nel processo di investimento è la decisione di come allocare le diverse classi di attività, come azioni, obbligazioni, materie prime e liquidità. Creare la giusta asset allocation è fondamentale.

È importante ricordare che la percentuale da destinare a ciascuna classe di attivo dipende dall’orizzonte temporale dell’investitore, dalla sua tolleranza al rischio e dalla situazione personale. Numerosi studi dimostrano che, nel lungo periodo (come illustrato nel grafico), oltre il 90% delle performance di un portafoglio deriva dall’asset allocation, piuttosto che dal market timing o dalla stock selection. Pertanto, è consigliabile concentrarsi maggiormente nella costruzione di una solida asset allocation adeguata alle proprie esigenze, piuttosto che cercare di prevedere i movimenti di mercato o identificare titoli sottovalutati a tutti i costi.

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